domenica 7 aprile 2013

L’ultimo Papa Re - Gigi Proietti fa rivivere l’indimenticabile film con Nino Manfredi

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Lunedì 8 e martedì 9 aprile 2013 alle 21.10 Rai 1 trasmetterà la nuova miniserie in due puntate “L’ultimo Papa Re” con protagonista Gigi Proietti che fa rivivere a 36 anni di distanza un film indimenticabile: “In nome del Papa Re”, diretto nel 1977 da Luigi Magni con un grandissimo Nino Manfredi nella parte di Monsignor Colombo da Priverno.

Rai 1 ripropone una rilettura del capolavoro interpretato da Nino Manfredi vincitore di 3 David di Donatello come miglior film, miglior produttore, migliore attore protagonista che, come allora, racconta la Roma di Pio IX, ultimo sovrano dello Stato Pontificio, ricordato appunto, come L’ultimo Papa Re. Alla regia Luca Manfredi, figlio di Nino, con le musiche di Nicola Piovani.

All’epoca dei fatti Roma era una città sorniona e sonnolenta che iniziava ad essere agitata dai fermenti patriottici che invadevano tutta l’Italia, ma era ancora troppo soffocata dallo strapotere di quella aristocrazia romana e di quel clero che continuavano a fare il bello e il cattivo tempo.

Monsignor Colombo era un uomo corretto e di vedute liberali, ma pur sempre temutissimo reggente della polizia papalina. Si trova ad indagare su un attentato dinamitardo che scuote prima la città e sovverte, poi, le sue stesse certezze.

Romeo Colombo da Priverno scoprirà non solo di avere, lui cardinale, un figlio di cui ignorava l’esistenza, frutto di una fugace relazione avuta in gioventù con una nobildonna romana, ma di essere, per di più, il padre di un patriota “bombarolo”.

Un ottimo cast affianca Gigi Proietti in questa fiction che vede Sandra Ceccarelli vestire gli abiti della Contessa Flaminia Ricci, Arnaldo Ninchi nel ruolo di Papa Pio IX e Lino Toffolo in quello di Serafino, il tenero perpetuo di Monsignor Colombo.

La miniserie è stata girata nei mesi di maggio e giugno dello scorso anno tra Roma, Frascati, Nepi, Rota e Belgrado, dove è stato ricostruito il quartiere di Trastevere della Roma del 1870, la miniserie è una coproduzione Rai Fiction Dauphine Film Company, prodotto da Roberta Manfredi e Alberto Simone.

Di particolare rilievo, le musiche del Maestro Nicola Piovani: la registrazione della colonna musicale è avvenuta all’Auditorium Parco della Musica a Roma. All’interno della colonna musicale è presente la serenata “L’albergo della stella”, interpretata da Tosca, i cui versi si rifanno ad un sonetto di Giuseppe Gioacchino Belli.

La miniserie è stata girata in 8 settimane, dal 7 Maggio al 2 Luglio 2012, di cui 6 settimane in Serbia (Belgrado e dintorni) e 2 settimane in Italia (Roma e dintorni), per complessivi 48 giorni di riprese

I luoghi in location sono Belgrado, Roma, Frascati, Nepi, Rota. A Belgrado, delle 6 settimane di riprese serbe, 4 sono state girate in un teatro all’aperto dove, utilizzando disegni e fotografie dell’epoca, è stato ricostruito il quartiere di Trastevere di Roma nel 1870 (compresi i vari vicoli in esterno ed interno), la location principale entro cui si svolge la storia del film.

Attori: 65 ruoli parlanti, di cui 50 italiani (utilizzati anche nel corso delle riprese in Serbia).

Costumi: Per le riprese sono stati utilizzati oltre 500 costumi dell’epoca (tra repertorio e costumi opportunamente realizzati).

Pellicola: Sono stati utilizzati 60.000 metri di pellicola 16mm.

Sinossi:

La storia inizia a Roma, il 22 ottobre 1867. La caserma degli Zuavi, i mercenari di Papa Pio IX, viene fatta saltare in aria da tre giovani patrioti (Giuseppe Monti, Gaetano Tognetti e Cesare Costa) per appoggiare il tentativo di Giuseppe Garibaldi di entrare a Roma con il suo esercito e porre fine al potere temporale della Chiesa, ultimo baluardo contro la definitiva unità d’Italia.

L’inchiesta sul grave attentato all’esercito del Papa, che uccide 25 soldati zuavi, viene affidata a Monsignor Colombo da Priverno, un cardinale che sovrintende la Polizia Pontificia, ma che è anche uno dei dodici giudici del tribunale supremo della Sacra Consulta.

Colombo, però, uomo corretto e di vedute liberali, è in forte contrasto con il potente “Papa Nero”, il belga Joseph Beckx, capo dei gesuiti e anima nera della Chiesa, che manovra a suo piacere il debole Papa Pio IX e combatte per il mantenimento dello “status quo”. Beckx, infatti, comanda al generale Kanzler, capo degli Zuavi, un atto di rappresaglia all’attentato dei patrioti, facendogli compiere una strage al lanificio Ajani, sede e deposito di armi dei cospiratori romani, dove periscono anche donne e bambini. Monsignor Colombo, uomo di chiesa illuminato, reagisce male alla violenta iniziativa del gesuita belga e dichiara tutto il suo dissenso per lo stato d’assedio degli Zuavi, che vessano di continuo la popolazione romana con l’approvazione del Papa Nero.

Nonostante questo, Colombo svolge fedelmente il suo dovere e, individuati i tre responsabili dell’attentato, li fa arrestare per processarli. Ma la contessa Flaminia Ricci, una bella donna di una cinquantina d’anni, gli rivela che Cesare Costa, uno dei tre attentatori, che ufficialmente risulta essere il suo giovane amante, in realtà è figlio loro, frutto di una relazione avvenuta vent’anni prima durante la Repubblica Romana. Colombo, preso in contropiede dalla rivelazione, entra in crisi.

Dopo un’iniziale rifiuto, alla fine cede alle richieste della nobildonna: fa evadere Cesare Costa e lo nasconde in casa sua, grazie all’aiuto di Don Marino, il sovrintendente del carcere, che strappa a Colombo la promessa di una sua raccomandazione per diventare cardinale.

Ma Cesare, beffando la sorveglianza di Serafino, l’anziano perpetuo di Colombo, scappa dalla casa del monsignore e fa perdere le sue tracce. I sensi di colpa assalgono Colombo, che si sfoga con il cardinal Baldoni, il suo anziano confessore, per non essere stato imparziale, avendo lasciato in carcere gli altri due giovani attentatori. Così, quando si apre il processo a Monti e Tognetti, Colombo decide di difenderli apertamente in aula per sostenere le loro ragioni “patriottiche e liberali” nel tentativo di salvarli da una condanna a morte certa. E il tentativo quasi gli riesce, se non fosse che il cardinal Baldoni, determinante nella votazione della sentenza, viene a mancare proprio in aula, colpito da infarto. Sostituito da Don Marino, che nel frattempo si è venduto a Beckx per diventare cardinale, Monti e Tognetti vengono così condannati a morte dal tribunale ecclesiastico. La loro unica possibilità di salvezza è riposta nella clemenza del Papa.

Beckx, indispettito dallo “strappo” del coraggioso cardinale, che giudica molto pericoloso per il futuro della Chiesa e del suo potere, mette Colombo di fronte a un feroce “aut aut”: dovrà essere proprio lui a convincere l’anziano Papa a non firmare la grazia ai due attentatori. Solo così avrà la certezza di aver recuperato la sua fedeltà e gli permetterà di salvare la vita di suo figlio Cesare, che nel frattempo ha anche cercato di far evadere i suoi compagni dal carcere con l’aiuto di Teresa Ferri, la sua giovane fidanzata, anch’essa schierata dalla parte dei patrioti romani.

Ma Colombo non ci sta e fa esattamente il contrario: sicuro del fatto che suo figlio è fuggito fuori Roma e si è unito ai reparti garibaldini che stanno avanzando, sfida il potente gesuita e chiede a Pio IX di risparmiare la vita ai due giovani patrioti, dichiarando che solo un atto di clemenza gli restituirà l’affetto del popolo di Roma. Ma il destino è decisamente avverso: Garibaldi viene sconfitto a Mentana dalle truppe francesi che sono giunte a dare man forte ai soldati zuavi, mentre Pio IX, succube di Beckx, non firma la domanda di grazia inviata dai condannati.

Il Papa Nero vendica così l’affronto fattogli da Colombo facendo decapitare i due giovani patrioti e facendo uccidere anche Cesare Costa, mascherando l’omicidio del giovane romano come un delitto d’onore eseguito dal conte Ricci, il marito “tradito” della contessa Flaminia.

Sconfitto e amareggiato, con la morte dei tre giovani che gli pesa sul cuore, Colombo decide di scrivere al Papa per dimettersi da tutti gli incarichi: d’ora in poi farà solo il prete.

È lo stesso Beckx a mandarlo in esilio, affidandogli una parrocchietta ai confini dello Stato Pontificio, proprio quando Teresa partorisce suo nipote, il figlio di Cesare Costa.
Lì, il 20 settembre del 1870, ormai invecchiato e malato di tisi, Colombo viene raggiunto dalla notizia che Roma è stata liberata dai Bersaglieri, che hanno fatto breccia a Porta Pia.

Con le ultime forze che gli restano, Colombo torna a Roma con un calesse per festeggiare l’evento con la popolazione e muore, felice, tra le braccia del suo fedele perpetuo Serafino.

Trama:

Prima parte
Nella Roma del 1867, agitata da fermenti patriottici, la nobiltà e il clero continuano la vita di sempre, tra feste e ricevimenti. Ma il cardinale Romeo Colombo, capo della Polizia Pontificia, sente che la fine del potere papale è vicina. I patrioti romani, tra i quali spiccano Cesare Costa, Giuseppe Monti e Gaetano Tognetti, infiammati dalle gesta di Garibaldi che si avvicina con le sue truppe a Roma per liberarla, mettono a segno un attentato dinamitardo alla caserma degli zuavi e uccidono venticinque soldati del papa. La reazione dei mercenari è immediata: gli zuavi assaltano il lanificio Ajani, sede dei cospiratori, e compiono una strage, che non risparmia l’eroica Giuditta Tavani Arquati e i suoi figli. Il cardinal Colombo rimane sconvolto dalla ferocia della repressione e comunica il suo sdegno al capo dei Gesuiti, il “Papa Nero”, mandante occulto della rappresaglia contro i patrioti. Cesare Costa e Gaetano Tognetti, che condividono l’amore per una giovane patriota, Teresa Ferri, tentano la fuga da Roma insieme a Giuseppe Monti, preoccupati di essere individuati dalla polizia pontificia. Ad aiutarli è una nobile donna, affascinante e misteriosa, la contessa Flaminia Ricci. Ma i tre vengono arrestati ancora prima di lasciare la città, traditi dall’oste Giano, una spia al servizio del conte Ottavio Ricci, marito della contessa e fedele ai gesuiti. Dopo un acceso confronto con i tre patrioti in carcere, Colombo riceve una sconvolgente rivelazione dalla contessa Flaminia: uno dei tre attentatori, Cesare Costa, è il frutto di una loro fugace relazione avvenuta venti anni prima, durante la “repubblica romana”. Così, la contessa supplica Colombo di salvare suo figlio dalla ghigliottina. Lui prima si rifiuta. Poi, carico di sensi di colpa, mette in salvo il ragazzo con la copertura di don Marino, il sovrintendente del carcere papale, nascondendolo nella cantina di casa sua. Cesare, orgoglioso e di natura indomita, rifiuta la sua protezione e, sfuggendo al controllo del fedele perpetuo Serafino, scappa dalla casa del cardinale e s’introduce quella stessa sera in carcere, travestito da frate, per far evadere i suoi compagni. Il tentativo, però, finisce male e la reazione delle guardie lo mette in fuga, insieme a Teresa, che viene ferita ad una spalla. Colombo, sopraggiunto in carrozza, li incrocia in un vicolo e li ferma. Cesare si vede costretto ad affidargli la sua ragazza, che è sempre più debole a causa dell’emorragia, e corre via per unirsi ai garibaldini. Una volta in carrozza, Teresa, turbata e sfinita, rivela al cardinale di aspettare un figlio dal giovane patriota.

Seconda parte
I sensi di colpa assalgono Colombo, che si sfoga con il cardinal Baldoni, suo anziano confessore, per non essere stato imparziale, avendo lasciato in carcere gli altri due giovani attentatori. Così, quando si apre il processo a Monti e Tognetti, Colombo decide di difenderli apertamente in aula per sostenere le loro ragioni “patriottiche” nel tentativo di salvarli da una condanna a morte certa. E il tentativo quasi gli riesce, se non fosse che il cardinal Baldoni, determinante nella votazione della sentenza, viene a mancare proprio in aula, colpito da infarto. Viene sostituito da Don Marino, che nel frattempo si è venduto al Papa Nero per diventare cardinale. Monti e Tognetti vengono condannati a morte dal tribunale ecclesiastico, la loro unica possibilità di salvezza è riposta nella clemenza di Pio IX. Il Papa Nero, indispettito dallo “strappo” del coraggioso cardinale, che giudica molto pericoloso per il futuro del suo potere, mette Colombo di fronte a un feroce “aut aut”: dovrà essere proprio lui a convincere l’anziano Papa a non firmare la grazia ai due patrioti. Solo così avrà la certezza di aver recuperato la sua fedeltà e gli permetterà di salvare la vita di suo figlio Cesare. Ma Colombo non ci sta e fa esattamente il contrario: sicuro del fatto che suo figlio è fuggito da Roma e si è unito ai reparti garibaldini che stanno avanzando, sfida il potente gesuita e chiede a Pio IX di risparmiare la vita ai due giovani, dichiarando che solo un atto di clemenza gli restituirà l’affetto del popolo di Roma. Ma il destino è decisamente avverso: Garibaldi viene sconfitto a Mentana dalle truppe francesi, che sono giunte a dare man forte ai soldati zuavi, mentre Pio IX, succube del papa nero, non firma la domanda di grazia inviata dai condannati. Il Papa Nero vendica così l’affronto fattogli da Colombo, facendo decapitare Monti e Tognetti e facendo uccidere anche Cesare Costa: l’omicidio del giovane appare come un delitto d’onore eseguito dal conte Ricci, convinto che Cesare sia l’amante della moglie. Sconfitto e con la morte dei tre giovani che gli pesa sul cuore, Colombo decide di scrivere al Papa per dimettersi da tutti gli incarichi: d’ora in poi farà solo il prete. E’ lo stesso Papa Nero a mandarlo in esilio, affidandogli una parrocchietta ai confini dello Stato Pontificio, proprio quando Teresa partorisce “suo nipote”, il figlio di Cesare Costa. Il 20 settembre del 1870, ormai invecchiato e malato, Colombo viene raggiunto dalla notizia che Roma è stata liberata dai Bersaglieri, che hanno fatto breccia a Porta Pia. Con le ultime forze, Colombo torna a Roma per festeggiare l’evento con la popolazione e muore felice tra le braccia del suo fedele perpetuo Serafino.

Interpreti e personaggi: Gigi Proietti (Cardinale Colombo), Sandra Ceccarelli (Contessa Flaminia Ricci), Domenico Diele (Cesare Costa), Marco Cassini (Gaetano Tognetti), Greta Scarano (Teresa Ferri), Roberta Mattei (Lucia Monti), Francesco Venditti (Giuseppe Monti), Duccio Camerini (Conte Ottavio Ricci), Paola Tiziana Cruciani (Maria Tognetti), Giovanni Scifoni (Marchetti), Luigi Petrucci (Don Marino), Giancarlo Previati (Francesco Cucchi), Massimo Wertmuller (Procuratore Generale), Giorgio Gobbi (Romano Morelli), Jesus Emiliano Coltorti (Padre Saverio Ricci), Slobodan Custic (Kanzler), Paolo Calabresi (Mastro Pietro), Anna Gigante (Giuditta Tavani Arquati), Bruno Conti (Giano), Camillo Milli (Presidente Tribunale), Renato Scarpa (Cardinale Baldoni), Jerzy Stuhr (Beckx – Papa Nero), Arnaldo Ninchi (Papa PIO IX) e con la partecipazione di Lino Toffolo nel ruolo di Serafino.

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L'Ultimo Papa Re (The last of the Pope Kings)

“L’ultimo Papa Re” Prodotto da Roberta Manfredi e Alberto Simone per Dauphine Film Company. Regia Luca Manfredi. Soggetto Marina Garroni, Luca Manfredi, Massimo Melloni. Sceneggiatura Luca Manfredi - Marina Garroni con la collaborazione di Alberto Simone. Musica Nicola Piovani. Edizioni musicali Raitrade. Montaggio Luciana Pandolfelli. Fotografia Fabio Olmi. Scenografia Francesco Bronzi. Costumi Liliana Sotira. Suono di presa diretta Marton Jankov, Fulgenzio Ceccon. Direttori di produzione Nicola Innocenti, Zlatko Volarevic. Produttore Rai Marta Aceto. Produttore esecutivo Antonio De Simone Golluscio. Aiuto regista Gisella Gobbi. Casting Laura Muccino. Ass.te produttore esecutivo Saverio Guarascio. Amministrazione Federica Leurini. Produttore service Film 87 Piero Amati. liberamente ispirata all’opera “In Nome Del Papa Re” di Luigi Magni. Supervisione artistica di Massimo Castellani.

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