sabato 18 gennaio 2014

Che tempo che fa di domenica 19 gennaio con Roberto Calasso, Stefano Rodotà, Caterina Chinnici, Rita Borsellino, Ficarra & Picone, Pif

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Domenica 19 gennaio 2014 alle 20.10 su Rai 3 andrà in onda una nuova puntata domenicale di Che tempo che fa, il programma condotto da Fabio Fazio, con l’esilarante appuntamento cult con Luciana Littizzetto che cerca e commenta a modo suo i fatti della settimana e la buonanotte da Torino di Massimo Gramellini.

L’apertura della puntata del talk show sarà affidata allo scrittore e saggista Roberto Calasso, da sempre Presidente e Direttore editoriale della prestigiosa casa editrice Adelphi.

Il dibattito sulla riforma elettorale e l’attualità politica sono al centro dell’incontro con Stefano Rodotà, giurista e professore emerito di Diritto Civile presso l’Università degli Studi La Sapienza di Roma, tra gli autori della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.

Caterina Chinnici. Magistrato dal 1979, oggi è a capo del dipartimento per la Giustizia minorile del Ministero della Giustizia. È sotto scorta e sorvegliata 24 ore al giorno, ormai già da diversi anni (almeno dal 1995).

Nata a Palermo nel 1954, dove ha conseguito la laurea in Giurisprudenza a soli 21 anni, con il massimo dei voti e la lode accademica ed è entrata in magistratura nel 1979 a soli 24 anni. È stata il più giovane magistrato nell’ambito nazionale ad essere nominato capo di un Ufficio Giudiziario: infatti dal 20 settembre 1995 al 19 novembre 2008 ha ricoperto l’incarico direttivo di Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Caltanissetta, il cui territorio comprende realtà di devianza minorile particolarmente complesse, connotate dal coinvolgimento anche dei più giovani nei reati di criminalità organizzata mafiosa.

Nel 2002, su designazione del Ministro della Giustizia, è stata nominata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri componente della Commissione per le Adozioni Internazionali (di cui è stata anche vicepresidente). Nel 2004 è stata nominata, dal Capo Dipartimento per la Giustizia Minorile, componente della Commissione di studio sul fenomeno del recidivismo nei minori autori di reato. Dal 2008 è componente dell’Organismo centrale di raccordo per la protezione dei minori comunitari non accompagnati istituito presso il Ministero dell’Interno nonché, in seno ad esso, della Commissione mista per l’attuazione dell’Accordo bilaterale Italia-Romania in materia di protezione dei minori non accompagnati o in difficoltà presenti sul territorio italiano.

È uscito il 2 gennaio scorso per Mondadori il suo libro “È così lieve il tuo bacio sulla fronte. Storia di mio padre Rocco, giudice ucciso dalla mafia”, con un’autobomba a Palermo il 29 luglio del 1983. Dopo trent’anni di silenzio Caterina, figlia primogenita di Rocco e a sua volta magistrato, ha scelto di raccontare la loro vita di “prima” e la loro vita “dopo” quel giorno. Dalla pagine del libro emerge il ritratto di Rocco Chinnici, giudice innovatore e precursore dei tempi che ha messo in piedi quello che sarebbe stato poi il pool antimafia, ma soprattutto si racconta l’uomo, il padre, il marito.

Rocco Chinnici. Magistrato, quando divenne consigliere istruttore del tribunale di Palermo a seguito dell’uccisione del suo predecessore, Cesare Terranova, modificò radicalmente il metodo di lavoro dell’ufficio Istruzione: chiama a sé Paolo Borsellino, Giovanni Falcone e Giuseppe Di Lello e con loro istituisce a livello informale quello che, sotto la guida di Antonino Caponnetto, prenderà il nome di «pool antimafia». È con loro che mette in cantiere le indagini di quelli che si caratterizzeranno come i più grossi processi per mafia degli anni Ottanta, primo fra tutti il «processo dei 162», embrione del maxi-processo, che verrà celebrato dopo la sua morte. La sua attività non si esaurisce però nelle aule di giustizia: convinto che la lotta al fenomeno mafioso e al traffico di droga, passasse prima di tutto attraverso un cambiamento sociale e di mentalità, per primo porta la sua testimonianza nelle scuole. Incontra professori e studenti, partecipa a dibattiti e presiede tavole rotonde.

Venne ucciso il 29 luglio 1983, nel pieno di questa sua attività professionale e culturale, mentre si accinge a salire sulla blindata che, da casa sua a Palermo l’avrebbe portato in tribunale. Una Fiat 126 verde all’apparenza innocua, parcheggiata davanti al portone, è fatta esplodere con un telecomando: quella che uccide il giudice Chinnici insieme ai due carabinieri della scorta, il maresciallo Mario Trapassi e l’appuntato Salvatore Bartolotta, e il portiere dello stabile, Stefano Li Sacchi, è la prima autobomba piazzata da Cosa Nostra.

Gli è stata conferita, poco dopo la sua morte, la medaglia d’oro al valore civile, con la seguente motivazione:

«Magistrato tenacemente impegnato nella lotta contro la criminalità organizzata, consapevole dei rischi cui andava incontro quale capo dell’ufficio Istruzione del tribunale di Palermo, dedicava ogni sua energia a respingere con rigorosa coerenza la sfida sempre più minacciosa lanciata dalle organizzazioni mafiose allo Stato democratico. Barbaramente trucidato in un proditorio agguato, tesogli con efferata ferocia, sacrificava la sua vita al servizio della giustizia, dello Stato e delle istituzioni».

Il 19 gennaio è la data di nascita di due grandi magistrati assassinati, Rocco Chinnici, appunto e Paolo Borsellino, per l’occasione Che tempo che fa si collegherà con il Teatro Biondo - Stabile di Palermo dove saranno presenti, tra gli altri, Rita Borsellino e il duo Ficarra & Picone mentre in studio, interverrà, Pierfrancesco Diliberto (Pif), autore, regista e protagonista del film “La mafia uccide solo d’estate”.

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